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Duccio Di Buoninsegna Biografia
  2013-04-07 16:37:02 Author:SystemMaster Source: Size of the characters:[big][middle][small]

Duccio Di Buoninsegna Biografia:

Duccio Di Buoninsegna (Siena, 1255 circa – 1318 to 1319) è stato un pittore italiano, tradizionalmente indicato come il primo maestro della scuola senese.

Maestà del Duomo di Siena, Museo dell'Opera Metropolitana del Duomo, SienaL'arte di Duccio aveva in origine una solida componente bizantina, legata in particolare alla cultura più recente del periodo paleologo, e una notevole conoscenza di Cimabue, alle quali aggiunse una rielaborazione Duccio Madonna Ruccelai-Duccio di Buoninsegna personale in senso gotico, inteso come linearismo ed eleganza transalpini, una linea morbida e una raffinata gamma cromatica. Col tempo lo stile di Duccio raggiunse esiti di sempre maggiore naturalezza e morbidezza e seppe anche aggiornarsi alle innovazioni introdotte da Giotto, quali la resa dei chiaroscuri secondo una o poche fonti di luce, la volumetria delle figure e del panneggio, la resa prospettica. Il suo capolavoro, ovvero la Maestà del Duomo di Siena, è un'opera emblematica dell'arte del Trecento Italiano.

Le prime opere Madonna Gualino, Galleria Sabauda, TorinoDuccio, figlio di Buoninsegna, nacque probabilmente poco oltre la metà del Duecento, intorno al 1255. I primi documenti su di lui risalgono al 1278 e si riferiscono a pagamenti per copertine di libri contabili e per dodici casse dipinte destinate a contenere documenti del Comune di Siena. Tali opere sono oggi perdute.

La prima opera di Duccio che è invece giunta fino ai nostri giorni è la cosiddetta Madonna Gualino che si trova oggi alla Galleria Sabauda di Torino (la provenienza originaria è ignota). Dipinta intorno al 1280-1283, riporta uno stile molto simile a quello di Cimabue, a tal punto da essere stata attribuita a lungo al maestro fiorentino anziché a Duccio. La tavola ricorda effettivamente le Maestà di Cimabue, nell'impostazione generale, nella forte derivazione bizantina e assenza di tratti gotici, nei tratti somatici della Madonna, nella veste del bambino e nell'uso dei Duccio Maesta-Duccio Di Buoninsegnachiaroscuri. Questa forte derivazione cimabuesca, che resterà evidente anche in opera successive seppure sfumando gradatamente, ha fatto pensare che ci fosse un rapporto di maestro-allievo tra il più anziano Cimabue e il più giovane Duccio. Tuttavia già in questa prima opera giovanile di Duccio ci sono elementi nuovi rispetto a Cimabue: una ricchezza cromatica che porta a colori che non appartengono al repertorio fiorentino (quali il rosa della veste del piccolo, il rosso vinato della veste della Madonna e il blu del suppedaneo), il naso a patatina del piccolo che rende il suo volto più dolce e fanciullesco, la matassa lanosa di crisografie bizantine della veste di Maria. Ma sono comunque dettagli. La tavola è decisamente cimabuesca. (Duccio di Buoninsegna Biografia)

Nella successiva Madonna di Crevole del 1283-1284, che proviene dalla Pieve di Santa Cecilia a Crevole e che è oggi esposta al Museo dell'Opera del Duomo a Siena, si nota una maggiore divergenza rispetto allo stile di Cimabue. La Madonna ha un volto più dolce e raffinato, pur non tradendo un'espressione che rimane ancora seria e profonda. Permane il naso a patatina del piccolo che si lascia però andare anche ad un gesto affettuoso verso la madre.Duccio di Buoninsegna-Cat01

Agli stessi anni risalgono anche alcune pitture a secco, purtroppo molto rovinate, che si trovano nella Cappella Bardi (un tempo intitolata a san Gregorio Magno) della Chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Si tratta di due pitture a secco nelle lunette in alto a sinistra e a destra della cappella e che raffigurano, rispettivamente, San Gregoorio Magno tra due flabelliferi e Cristo in trono tra due angeli. Anche in questo caso non si può non notare la forte derivazione da Cimabue, ma è proprio l'eleganza dei volti degli angeli e la matassa fasciante della veste di Cristo in trono a farci apprezzare, di nuovo, il distacco dal maestro fiorentino.

 La Madonna Rucellai Madonna Rucellai, Uffizi, FirenzeIl 15 aprile 1285 venne commissionata a Duccio la cosiddetta Madonna Rucellai, dalla Compagnia dei Laudesi. La tavola fu realizzata per la Cappella Bardi della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, la stessa cappella in cui sono stati rinvenuti i resti delle pitture a secco di Duccio descritte sopra. La tavola venne detta "Rucellai" perché a partire dal 1591 venne collocata nella contigua Cappella Rucellai, prima di approdare agli Uffizi. In questa opera è raffigurata la Madonna col Bambino in maestà, fiancheggiati da sei angeli. L'opera si ispira alla Maestà del Louvre di Cimabue, dipinta circa 5 anni prima, tanto che a lungo venne creduta un'opera di Cimabue e tale errata attribuzione fu sostenuta a lungo, anche dopo il ritrovamento del documento di allogazione (1790). Questa "maestà" è un'opera chiave nel percorso dell'artista, dove la solida maestosità e l'umana rappresentazione di Cimabue viene incrociata con una maggiore aristocraticità e raffinatezza, con un contenuto umano ancora più dolce. Inoltre l'opera è caratterizzata da motivi decorativi di origine gotica, come il capriccioso orlo dorato della veste di Maria che disegna una complessa linea dal petto fino ai piedi, le bifore e trifore gotiche del trono ligneo e il mantello della Vergine non più "intriso" di crisografie bizantine, ma ammorbidito da pieghe morbide e cadenti. Sono soprattutto questi elementi gotici che segnano un ulteriore distacco dal maestro Cimabue, che rimarrà ancora ancorato alla tradizione bizantina.Duccio The Madonna-and-Child-with-Saints

Al 1285 circa è datata anche la Madonna col Bambino e tre Francescani in adorazione, piccola tavola di ignota provenienza ed esposta oggi alla Pinacoteca Nazionale di Siena.

 Le opere di fine secolo  [modifica] Vetrata del Duomo di Siena Madonna in trono col Bambino e Angeli, del Kunstmuseum di BernaDopo la Madonna Rucellai del 1285, l'unica opera attribuita a Duccio fino alla fine del secolo di cui possediamo una documentazione scritta per la sua datazione è la vetrata del Duomo di Siena, il cui originale è conservato ora al Museo dell'Opera del Duomo di Siena (quello presente nel Duomo è una copia). Sebbene la vetrata fu realizzata da maestri del vetro, si ritiene oggi che il disegno fu proprio del patriarca della pittura senese, che vi lavorò nel 1287-1288. Il trono della scena dell'Incoronazione della Vergine e quelli dei quattro evangelisti sono troni marmorei architettonici, non più lignei come quello della Madonna Rucellai o dei precedenti troni di Cimabue. Questo è il primo esemplare noto di trono architettonico in marmo, un prototipo che Duccio continuerà ad usare e che diventerà molto popolare da ora in poi, persino nella vicina Firenze di Cimabue e Giotto.Duccio London triptych-Duccio di Buoninsegna

Poco posteriore (1290-1295) si ritiene la Madonna in trono tra angeli di cui si ignora la provenienza e che è conservata oggi al Kunstmuseum di Berna in Svizzera. E possiamo ammirare proprio quest'opera per poter apprezzare l'evoluzione dello stile di Duccio in questi anni. Quello che è immediatamente evidente in questa piccola Maestà è la miglior profondità spaziale nella disposizione degli angeli, non più uno sopra l'altro come nella Madonna Rucellai, ma adesso uno dietro l'altro come nella Maestà del Louvre di Cimabue. Gli angeli della stessa coppia non sono neppure perfettamente simmetrici, come risulta dalle diverse posizioni delle loro braccia. Anche questo è un elemento nuovo che supera la ripetitiva simmetria degli angeli della Madonna Rucellai, favorendo il loro differenziamento. Anche il trono, pur avendo un'impostazione simile a quello della Madonna Rucellai, secondo i canoni della prospettiva inversa, ha un'assonometria migliore e sembra più adeguatamente inserito nello spazio. Queste variazioni mostrano che Duccio si lasciava ancora ispirare dal Maestro Cimabue, molto attento alla coerenza spaziale e alle volumetrie di cose e personaggi. Ma Duccio dimostra anche di continuare il suo percorso verso un'eleganza figurativa tutta sua, un percorso che era già iniziato, abbiamo visto, con la Madonna di Crevole. Sebbene si notino ancora le tipologie dei volti cimabueschi con teste e facce ampie, i tratti somatici appaiono più delicati (si notino per esempio la sfumatura della forcina alla base del naso, le labbra stette e sfumate e il naso a ballotta del piccolo). Più naturale e morbido appare anche il decorso delle pieghe delle vesti. (Duccio di Buoninsegna Biografia)

Altre opere generalmente attribuite a Duccio sono datate tra il 1285 e il 1300, ma senza che ci sia un consenso unanime tra gli esperti riguardo alla datazione. Tra queste si annovera la Madonna col Bambino proveniente dalla Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Buonconvento, e conservata oggi nel Museo di Arte Sacra della Val d'Arbia, sempre a Buonconvento. Datata tradizionalmente poco oltre il 1280, ricerche di archivio recenti che testimonierebbero il passaggio di Duccio a Buonconvento dopo il 1290 e studi accurati sulla disposizione delle pieghe del manto della vergine e sulla perdita di tratti spigolosi del viso della Madonna e del Bambino avrebbero spostato la datazione al 1290-1295.

Dopo la Madonna Rucellai del 1285 sarebbe stato composto, secondo alcuni esperti, anche il Crocifisso proveniente dal Castello Orsini-Odescalchi di Bracciano, già in Collezione Odescalchi a Roma, e oggi in Collezione Salini a Siena, dove il Cristo con gli occhi aperti ed ancora vivo riprendeva un'iconografia di epoca romanica (il Christus Triumphans), molto rara alla fine del Duecento. Sempre dello stesso periodo è, secondo alcuni, il Crocifisso della chiesa di San Francesco a Grosseto. Occorre altresì sottolineare che per questi due crocifissi non esiste un consenso unanime neppure riguardo l'attribuzione a Duccio. Più unanime sembra il consenso intorno alle tre tavolette raffiguranti la Flagellazione, Crocifissione e Sepoltura di Cristo, di ignota provenienza ed oggi depositate nel Museo della Società di Esecutori di Pie Disposizioni a Siena.

 Le opere di inizio Trecento  [modifica] Polittico n. 28, della Pinacoteca Nazionale di Siena Trittico della National Gallery di LondraCon le opere dei primi anni del nuovo secolo Duccio di Buoninsegna approda al suo stile maturo e autonomo, ormai dissociato da quello di Cimabue. I volti delle figure diventano più allungati, I lineamenti del viso si fanno più morbidi, complice una pennellata più fusa che permette di smussare I tratti spigolosi del viso. Nelle numerose tavole col bambino dipinti in questi anni la Madonna e il piccolo hanno fisionomie proprie, ben distinte da quelli della Madonna Rucellai o anche della Madonna di Crevole che erano di impronta ancora cimabuesca. Anche il panneggio si arricchise di piege naturali e morbide. Prevale un realismo figurativo senza precedenti che permette a Duccio di acquisire la reputazione di miglior artista della città di Siena. Il polittico n. 28 proveniente forse dalla Chiesa di San Domenico a Siena e conservato oggi nella Pinacoteca Nazionale di Siena fornisce un esempio di questo stile maturo. La tavola ha anche il primato di essere il primo polittico architettonico a scomparti indipendenti, un prototipo che diventerà sempre più usato.

A questo periodo risalgono anche il Trittico a sportelli di proprietà della dinastia reale inglese e il Trittico a sportelli raffigurante la Madonna col Bambino tra san Domenico e sant'Aurea di Ostia, conservato alla National Gallery di Londra (entrambi di provenienza ignota e datati al 1300 circa), la Madonna col Bambino conservata alla Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia (proveniente dalla Chiesa di San Domenico a Perugia) e la Madonna Stoclet, cosiddetta perché appartenne ad Adolphe Stoclet a Bruxelles prima di approdare al Metropolitan Museum of Art di New York (provenienza originale ignota). Alla fine di questo periodo (1304-1307), e poco prima di iniziare la grandiosa Maestà del Duomo di Siena descritta di seguito, apparterrebbe il Trittico a sportelli con la Crocifissione tra i santi Nicola di Bari e Clemente.

In tutti questi dipinti si può apprezzare il realismo figurativo e l'aristocraticità dei volti, propri dell'arte di Duccio e ineguagliati agli inizi del Trecento in Italia. Si possono ammirare anche le ricche volumetrie delle vesti, tratti ormai del tutto acquisiti dalla scuola fiorentina, che fu la prima fonte di apprendimenti e ispirazione per Duccio. Fu così che Duccio diventò l'artista più accreditato a Siena, l'unico a cui il governo della città potesse pensare di affidare il compito di realizzare un'opera così grandiosa e dispendiosa quale la Maestà da collocare sull'altare principale del Duomo di Siena, senza dubbio il capolavoro dell'artista.

Duccio Di Buoninsegna Biografia Refer to: http://it.wikipedia.org/wiki/Duccio_di_Buoninsegna

Edited by Kevin from Xiamen Romandy Art Limited.
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